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Agricoltura riberese, DOP la marcia in più

Scritto da il 25 Mar 2011/ 00:03. Letto 820 volte. Registrato sotto Cronache, Economia, In evidenza. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

Il 6° Censimento Generale dell’Agricoltura già riserva le prime sorprese: da una prima analisi dei dati raccolti, emerge che sono in calo, di circa il 10%, il numero di aziende agricole esistenti rispetto all’ultimo censimento del 2000. Ciò è il segnale di una crisi che investe il settore causando il fenomeno di abbandono dei terreni: Anche nella nostra zona, classificata come agricoltura ricca e specializzata, si verifica il fenomeno dell’abbandono” – ha affermato Giuseppe Pasciuta, presidente del Consorzio di tutela Arancia di Ribera D.O.P. ed Assessore provinciale fresco di nomina nella Giunta D’Orsi con delega alle Politiche Agricole Rurali e alla Viabilità.

L’imprenditore, in molti casi, – ha spiegato Pasciuta – non trova qui le condizioni per continuare, così come le nuove generazioni non trovano nell’agricoltura una forma di sostentamento tale da giustificare la loro permanenza nel settore.
Dove non si fa sentire la crisi dell’agricoltura?

«Da un lato, l’abbandono dei terreni è sintomatico di una crisi generale del comparto agricolo, dall’altro, però, esistono delle significative eccezioni rappresentate da quelle aziende modernizzate che si sono date un’organizzazione produttiva vincente. È pur vero che se l’azienda agricola è molto grande, allora riesce a contenere i costi e realizza profitti. Diversamente, l’azienda piccola può sopravvivere non soltanto puntando su di un’organizzazione efficiente, ma anche sulla vendita diretta: l’azienda che lavora i prodotti e li spedisce direttamente al cliente, intasca il valore aggiunto della produzione.»
Quanto è importante l’irrigazione dei terreni?

«La conduzione dell’azienda in asciutto – cioè senza essere servita dalla rete irrigua – non conviene più. Se negli anni ’70-’80 il bilancio economico di un mandorleto o di un uliveto era già difficile, adesso la produzione in asciutto è completamente fuori della logica di mercato, perché i costi di gestione sono aumentati, mentre la produzione lorda vendibile è molto più bassa. Sono stati approvati dei progetti che consentiranno ad alcune aree come Magone, Castello e Scirinda, di essere servite prossimamente dalla rete irrigua.»
Il canone irriguo subirà degli aumenti?

«Da alcuni incontri con Salvatore Barbagallo dirigente generale del Dipartimento Regionale degli Interventi Infrastrutturali per l’Agricoltura, abbiamo ricevuto rassicurazioni sul fatto che, anche quest’anno, verrà riproposto in finanziaria 2011 il bloco delle tariffe irrigue per tutti i Consorzi di bonifica della Sicilia.»
Chi sono i soggetti che possono utilizzare il marchio D.O.P?

«Ai fini della D.O.P. distinguiamo tre figure: il produttore, la figura mista del produttore-confezionatore ed il confezionatore. Il singolo produttore di agrumi ha iscritto il proprio agrumeto nella D.O.P. e vende le proprie arance ad un secondo soggetto che è iscritto come confezionatore. L’agrumicoltore confezionatore può confezionare sia il proprio prodotto sia quello di altri produttori iscritti. Il solo confezionatore può farlo con i prodotti degli iscritti.»
Che garanzie di profitto ha il singolo produttore?

«Oggi chi coltiva in biologico ha margini di profitto superiori, in media dal 20 al 50 per cento in più. Il nostro obiettivo è che il mercato della D.O.P. raggiunga i livelli del biologico. Noi, come consorzio di tutela, dobbiamo assicurare che il produttore se ne avvantaggi del fatto di iscrivere il proprio agrumeto nel registro della D.O.P. È un valore aggiunto sia per il produttore, sia per l’operatore commerciale, l’utilizzo del bollino della comunità europea, che dovrebbe assicurare in teoria una vendita maggiore.»
Con la qualità certificata non c’è più il problema della concorrenza?

«La concorrenza c’è sempre, perché il consumatore al bancone del supermercato spesso sceglie sulla base del prezzo più basso. Invece, un consumatore avveduto, che controlla etichetta ed origine del prodotto, ha la garanzia, con il bollino comunitario, di acquistare un agrume siciliano che non è stato trattato con pesticidi o fitofarmaci particolari.»
Quanto è importante la distribuzione?

«Che la distribuzione oggi abbia un potere enorme è un fatto assodato. Rispetto alla grande distribuzione noi siamo così piccoli da non potere dettare legge. Invece, la carta vincente a nostra disposizione è la politica del marchio per contrastare la tendenza delle catene della grande distribuzione a voler classificare i prodotti come se fossero tutti uguali. Noi siamo la “Ferrari nel settore dell’ortofrutta”: dobbiamo riuscire a far scattare nel potenziale consumatore la molla che lo porta a scegliere il nostro prodotto perché gli assicura qualità, gradevolezza ed un senso di benessere.»
Perché associarsi?

«Perché nelle nuove condizioni di mercato non basta più il mercato regionale, il che comporta la necessità di organizzarsi per trovare spazi di mercato sia in Italia, sia in Europa o nei paesi extra-comunitari. Dobbiamo riuscire a coinvolgere le migliaia di produttori rimasti “orfani” del mercato regionale. La piccola azienda, se non si associa o non fa la vendita diretta, è destinata a scomparire.»
Quali altri compiti ha il Consorzio di Tutela Arancia di Ribera D.O.P.?

«Ha il compito di tenere alto il valore di questo prodotto, ma detta anche delle regole, imponendo ad esempio ai nostri concessionari un prezzo minimo di vendita del prodotto a marchio. Il problema principale è di assicurare che tutto il prodotto venga venduto e poi di ripartire equamente gli utili tra tutti i soggetti. Per farlo occorre un organismo di secondo grado, quale può essere l’O.P. (N.d.r. organizzazione dei produttori), in modo da riuscire a mettere insieme tutti i produttori. Una volta costituito non si porrà più il problema di garantire il prezzo al produttore.»
Esistono organismi intermedi?

«Esiste una O.P. che è Makeda, però oggi non è rappresentativo di un territorio molto vasto. L’obiettivo nostro è che questa O.P. diventi rappresentativa di una buona parte del mondo produttivo. Se dimostriamo che le cose funzionano cominciamo a dare fiducia ai produttori.»
Di quali politiche potrà ora beneficiare il marchio?

«Da un mese siamo al lavoro con il Consorzio per partecipare ad una serie di bandi relativi alla misura 133. Abbiamo già presentato un progetto con il Ministero per le politiche agricole ed agroalimentari. Per le produzioni riconosciute in ambito europeo esistono tutta una serie di opportunità di finanziamento che sta a noi sapere cogliere. Ricordiamo però che tutti questi strumenti prevedono sempre il cofinanziamento: significa che le aziende ed organizzazioni agricole partecipanti ai bandi devono contribuire all’investimento complessivo nella misura del 30%.»

Fonte: Novantadue016

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