Caro direttore,
diceva Danilo Dolci, sociologo e poeta, che se un operaio per protestare si astiene dal lavoro, allo stesso modo un disoccupato può scioperare lavorando. In Giappone esiste lo sciopero virtuale e consiste in una forma di conflitto alternativo allo sciopero tradizionale nato dall’esigenza di garantire a tutti i lavoratori, il diritto di esercitare lo sciopero e dall’esigenza di ricondurre il conflitto sociale in quelli che sono i suoi naturali paletti, l’azienda, lo stabilimento, gli enti. Peccato però che funziona solo in Giappone, perché lì sono molto precisi, ci tengono al lavoro.
In Italia, recentemente in uno sciopero indetto dalla CGIL si è notato uno slogan molto carino – diceva: “Scusate, stiamo scioperando per voi”. Ed un altro ancora: – “Siamo tanti, la giornata è bellissima”, voi siete bellissimi. Ad Agrigento gli scioperi non sono molto “amati”, forse perché le organizzazioni sindacali non hanno saputo coniare uno slogan che sappia invogliare i cittadini alla partecipazione. Eppure il sindacato le ha studiate tutte, con risultati molto deludenti, con una percentuale molto bassa di presenze. Mi chiedo cosa necessita, cosa deve accadere, cosa può interessare l’agrigentino, quale straordinaria iniziativa si deve mettere in campo? E nel frattempo mi sorge un dubbio: – che stiano tutti bene?
Possibile che nessuno si lamenti dell’acqua – della tassa rifiuti – della viabilità – dell’ospedale – della politica etc. I tempi sono molto critici, molti problemi assillano la società: la disoccupazione, le pensioni, etc. eppure nulla “sposta” l’agrigentino. Forse dovremmo contattare le organizzazioni sindacali Giapponesi, per farci spiegare come si organizza uno sciopero virtuale, forse standosene a casa o nelle aziende o in ufficio, magari seguirlo in TV. Proveremo – forse riusciremo ad alzare almeno l’audience delle partecipazioni.
Aldo Mucci
URL breve: http://sicanianews.altervista.org/?p=10995