La carta fondamentale dello Stato non fa affatto confusione quando all’art. 3 tutela la pari dignità sociale e l’eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Un invito quindi ed un monito a non discriminare mai nessuna persona per le sue convinzioni religiose.
Quando si delegittima il pensiero e l’opinione di qualcuno per le sue convinzioni politiche o religiose si attenta non soltanto alla nostra Costituzione, ma anche all’etica professionale del giornalista, che pone all’esercizio del diritto di cronaca e di critica dei giusti limiti, alcuni dei quali elencati nella Carta dei doveri. Il giornalista, ad esempio, ha il dovere fondamentale di rispettare la persona, la sua dignità e il suo diritto alla riservatezza e non discrimina mai nessuno per la sua razza, religione, sesso, condizioni fisiche o mentali, opinioni politiche.
Il riferimento non discriminatorio, ingiurioso o denigratorio a queste caratteristiche della sfera privata delle persone è ammesso solo quando sia di rilevante interesse pubblico.
Inoltre, il giornalista non può accettare privilegi, favori o incarichi che possano condizionare la sua autonomia e la sua credibilità professionale.
Non è da ritenersi giornalista chi non rispetta questi principi, scrivendo per semplice diletto o accettando favori o incarichi che possano condizionare la sua autonomia e credibilità professionale.
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Concordo pienamente sull’etica professionale che …il giornalista non può accettare privilegi, favori o incarichi che possano condizionare la sua autonomia e la sua credibilità professionale.