Fede e politica due tematiche che spesso si intrecciano. Lunedì 13 giugno la cittadinanza cattolicense ha dovuto ingoiare una pillola amara: i festeggiamenti in onore di Sant’Antonio da Padova sono stati annullati. Dopo le funzioni religiose in Chiesa, in serata sarebbero dovute iniziare la processione rallegrata dalla musica della Banda Musicale A. Scarlatti di Cattolica Eraclea e le manifestazioni folkloristiche quali il gioco della pentola incrostata di fumo nero, la rottura delle pignati e la presa dell’antinna.
Sono venuti a mancare i soliti momenti di aggregazione tra i bimbi, che aspettano con ansia la rottura delle pignati, con i loro contenuti a sorpresa (caramelle, conigli, acqua, farina etc.) o tra i ragazzi che tifano per l’una o l’altra squadra che tenta di scalare l’ANTINNA. La festività di Sant’Antonio rappresenta anche un’occasione per frequentare un quartiere pieno di storia e di personaggi celebri di Cattolica, un quartiere che spesso e volentieri viene dimenticato da molti.
La motivazione di tutto ciò è il referendum abrogativo svoltosi il 12 e 13 giugno.
Infatti, la sicurezza pubblica durante i festeggiamenti in onore del Santo non poteva essere assicurata nella giornata di lunedì 13 giugno, poiché le forze di polizia ed i carabinieri erano impegnati nel delicato compito di vigilanza delle operazioni di scrutinio. Il parroco della Parrocchia di Sant’Antonio da Padova, don Giuseppe Miliziano, ha confermato la motivazione dell’annullamento e si è rammaricato del fatto che i festeggiamenti in onore del Santo non siano stati rimandati ad altro giorno, come era successo in precedenza per altre festività.
Ogni anno assistiamo alla decadenza delle tradizioni riguardanti il nostro paese, dalla sempre più scarsa partecipazione alle manifestazioni religiose, anima della vita cattolicense, alla sempre più scarsa presenza di turisti nel nostro paese nei periodi prima prosperi di Natale e Pasqua. Vogliamo veramente perdere il nostro folklore siciliano tanto a noi invidiato?
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