“Il giudice Rosario Livatino, di cui ricorre oggi l’anniversario della barbara uccisione per mano della mafia, è ancora oggi un esempio per tutti noi, non solo per il suo impegno civile, ma anche per la sua fede”. Lo ha detto il presidente dell’Assemblea regionale, Francesco Cascio, ricordando la figura del giudice “ragazzino” Rosario Livatino, ucciso il 21 settembre 1990, ad appena 37 anni, mentre si recava dalla sua casa di Canicattì al Tribunale di Agrigento, dove svolgeva la sua professione. “Livatino – continua Cascio – ha lottato fino al sacrificio della vita per liberare la nostra terra dal suo male più feroce, combattendo con il suo esempio anche gli atteggiamenti di lassismo presenti nella procure di quegli anni”, come specifica la sentenza che condannò all’ergastolo i componenti del commando omicida e i mandanti.
Giovanni Paolo II, durante la sua visita ad Agrigento del 1993, lo definì “martire della giustizia e indirettamente della fede”, per via della sua profonda fede cattolica. “Inizia in questi giorni – conclude Cascio – il processo di canonizzazione di Livatino. L’approvazione della Chiesa potrebbe essere il giusto riconoscimento per un uomo che ha speso tutta la sua intera vita per il bene della sua terra e dei suoi concittadini, guidato nell’azione dall’idea del Bene e dalla fede in Dio”.
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