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L’Italia, un paese che non lascia spazio ai giovani?

Scritto da il 11 Nov 2010/ 21:17. Letto 718 volte. Registrato sotto In evidenza, Italia, Società. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

Urg! Urge ricambio generazionale. Quanto e come il nostro Paese si rinnova, questo il titolo del primo rapporto del Forum Nazionale dei Giovani e dal CNEL, realizzato in collaborazione con Unicredit group. Inquietante il quadro che emerge in Italia, dove i giovani sono condannati a restare a lungo fuori dai circuiti del potere, costretti a barcamenarsi tra contratti a progetto, tirocini e collaborazioni gratuite, in attesa di una stabile affermazione professionale, che avverrà non prima dei 50-60 anni.

Non è un Paese per giovani l’Italia, se è vero che oltre un collaboratore su due ha meno di 35 anni. L’età giusta per un ingresso adeguato nel mondo del lavoro è stimata intorno ai trentacinque-quarant’anni. Ma non si tratta di formule d’inserimento stabile nel lavoro: secondo l’Istat, il 73,1% dei giovani assunti alla fine del 2006 con un contratto di collaborazione, un anno dopo erano ancora nella stessa posizione. Naturalmente – osserva la giornalista Rosaria Amato su Repubblica – chi lavora per 10 anni a progetto, come collaboratore, o a tempo determinato “ogni volta è costretto a ricominciare dalla base della piramide, rimanendo di fatto escluso dalle posizioni di vertice”. Si preferisce quindi parlare di giovani-adulti, per spiegare la cronica dipendenza dalla famiglia di giovani privi di stabilità lavorativa, i quali, seppur capaci e meritevoli, riescono a fatica ad affermarsi professionalmente e ad emanciparsi dalla propria famiglia prima dei quarant’anni. Ai giovani vengono in genere corrisposte retribuzioni più basse ed affidati lavori meno importanti rispetto ai più anziani. Tra i giovani con meno di 35 anni non ci sono soltanto i precari malpagati, ma anche i disoccupati, in percentuali molto più alte che nelle fasce di età più avanzate. “Tra il 2006 e il 2007 crescono di circa 200.000 i giovani inattivi, cioè ragazzi che non lavorano e non cercano lavoro. Questi giovani hanno avuto un brusco cambiamento di status: nel 2006 erano formalmente inseriti nelle forze di lavoro (come occupati o persone in cerca), mentre nel 2007 hanno deciso di non provare nemmeno a cercare un lavoro”.

A dispetto di facili etichette pensate per inquadrare il vissuto dei giovani “eterni Peter Pan”, quel che preme sottolineare sono le pesanti responsabilità individuate nel rapporto a carico di una classe dirigente, quella italiana, che invecchia e non vuole farsi da parte. I giovani vengono tenuti fuori dal mondo del lavoro, o al più lavorano in posizione marginali, mentre le classi dirigenti negli ultimi anni sono invecchiate inesorabilmente: si è passati da una media di 56,8 anni a una di quasi 61. In tale desolante scenario, il sostegno delle famiglie è determinante per alleviare le difficoltà di questi giovani, ai quali la vecchia classe dirigente sbarra l’accesso alle posizioni di potere ed alle professioni più ambite.

Nel rapporto si osserva come i genitori italiani sono tra i più generosi d’Europa quando si tratta di dare un aiuto ai propri figli, mentre diventano molto egoisti quando sono chiamati ad occuparsi dei problemi dei giovani in quanto tali, quindi anche dei figli degli altri. Il sostegno delle famiglie dato ai giovani d’oggi contribuisce peraltro a disinnescare le condizioni presenti in Italia per un virulento conflitto generazionale tra i padri che mantengono il potere fino alla tomba ed i figli esclusi. Secondo le conclusioni del rapporto, “ci troviamo di fronte a una vera e propria legge del contrappasso: ciò che i genitori tolgono ai propri figli nella vita pubblica, è restituito (e con interessi molto alti) all’interno dei nuclei familiari”. E di conseguenza traspare il rischio “che i giovani, rassegnati a questo immobilismo sociale, continuino ad accettare la propria condizione di emarginati in una società organizzata per caste e al cui vertice si trova una gerontocrazia inamovibile”

Articolo di Davide Cufalo, pubblicato sul n. 959 del settimanale “Momenti di vita locale” nell’aprile del 2009.

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