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Spallitta: Anacronistica la posizione dell’Ance

Scritto da il 13 Ott 2011/ 00:17. Letto 465 volte. Registrato sotto Politica. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

Falsa la prospettiva di uno sviluppo che determini ulteriore consumo del territorio, secondo il consigliere comunale Nadia Spallitta (Sel), presidente della commissione Urbanistica, che ha dichiarato:

    «Non accetto di essere considerata come l’artefice dell’immobilismo che caratterizza la politica cittadina, o di essere additata come “nemica” dello sviluppo economico, perché non è così, e non è pensabile che anni di inerzia, inefficienza, incapacità della giunta Cammarata, si trasformino in responsabilità dell’opposizione. Si tratta di accuse paradossali e strumentali, compresa quella del Presidente dell’Ance, che interviene sulla vicenda del cimitero di Ciaculli, e che sembrano voler far dimenticare ai cittadini, gli autori veri del disastro amministrativo ed economico in cui versa la città di Palermo. In particolare, Il Presidente dell’Ance sembra intervenire senza conoscere le carte, e parla di un’emergenza cimiteriale che non era sicuramente l’obiettivo della proposta del nuovo cimitero di Ciaculli, e non sembra conoscere neanche la delibera adottata dal Consiglio, che si è limitato a bocciare l’ipotesi di una variante urbanistica, salvaguardando invece la realizzazione del cimitero che da dieci anni la città aspetta. Non risponde al vero, poi, che il Consiglio abbia limitato l’ipotesi progettuale ai 5.000 posti per inumazione, richiedendone tuttavia la previsione. Ugualmente nel voto finale nulla dice il Consiglio rispetto alle fonti di finanziamento dell’opera, ma ne chiede un ridimensionamento per non far gravare sui cittadini i costi di realizzazione. Infine il Presidente dell’Ance dimostra di essere poco informato, dal momento che l’emergenza cimiteriale potrebbe essere risolta eliminando il pericolo di crolli – presso il cimitero dei Rotoli – realizzando lavori inspiegabilmente fermi dal 2007, con la conseguente impossibilità di utilizzare per sepolture ben 800 posti. Del resto, osservo che il concetto di sviluppo che sembra essere promosso dal Presidente dell’Ance sia piuttosto anacronistico, e sia fondato sulla auspicata possibilità di realizzare nuove costruzioni su aree di verde agricolo; in questo senso deve essere letta la sua critica al voto del Consiglio che ha bocciato una variante urbanistica che avrebbe trasformato 140 mila metri quadrati di verde cittadino in aree edificate. O ancora la insistente richiesta – da parte dell’Ance – di votare il piano proposto dall’Amministrazione ( studio Peep), per realizzare 7.200 alloggi nuovi sulle uniche aree disponibili, e cioè le ultime zone di verde. In questi anni non è arrivata mai una proposta da parte del Presidente dell’Ance, idonea a tentare di conciliare il problema della tutela dell’ambiente, oggi gravemente compromesso a Palermo, e dell’assenza di servizi, con le giuste esigenze economiche del settore dell’edilizia. Ritengo che la politica debba trovare soluzioni per affrontare la crisi economica del settore edile, ma queste soluzioni non posso essere proposte tampone , i cui benefici sono destinati a pochi e a perdersi nel giro di breve tempo; e non possono incidere irreparabilmente sulla qualità dell’ambiente e della vita di tutta la collettività. Se opere vanno fatte, devono essere realizzate nel rispetto delle leggi, del piano regolatore e degli standard urbanistici, privilegiando oggi il recupero, la riqualificazione, gli interventi sull’esistente e sulle aree dismesse, piuttosto che un continuo attacco agli ultimi scampoli di verde e di storia della Conca d’oro. Da questa istituzione, l’Ance, mi sarei aspettata un comportamento più responsabile, innovativo e rispettoso delle esigenze vere del territorio, e proposte idonee a contemperare i diversi interessi coinvolti. A mio avviso l’ottica che ha caratterizzato tristemente il concetto di sviluppo economico a Palermo, inteso come consumo del territorio, deve cambiare radicalmente e deve essere superata; ed esistono, del resto, formule e sistemi di interventi edilizi che tutte le città europee conoscono, che presuppongono specializzazioni e professionalità e che possono creare ricchezza e lavoro senza danneggiare la collettività.»
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