La seconda sezione penale della Corte d’Appello di Palermo ha assolto da ogni accusa i dirigenti del Partito Democratico Vittorio Gambino e Giuseppe Palermo. La sentenza è stata emessa giovedì 27 ottobre al termine di un delicato processo che potrebbe ora avere refluenze politiche ed ulteriori strascichi giudiziari. In primo grado, era stato il Gup di Agrigento, Alberto Davico, a condannare, a conclusione del processo con rito abbreviato, a un anno di reclusione ciascuno e a 400 euro di multa, pena sospesa, per falso in atto pubblico i due dirigenti del Partito democratico, il senatore Vittorio Gambino ed il prof. Giuseppe Palermo (che sono stati difesi dagli avvocati Nino Caleca ed Enrico Quattrocchi). “La decisione della Corte – scrivono i due avvocati – ha ora fatto pienamente giustizia delle inveridiche e calunniose affermazioni di chi –strumentalizzando quella condanna – ha voluto far credere che fossero stati commessi brogli elettorali e manipolati i voti di lista e le preferenze in seno all’Ufficio elettorale, per favorire il candidato risultato eletto Vincenzo Marinello a scapito del deputato uscente Giovanni Manzullo, entrambi candidati nella lista del Partito Democratico, riconoscendo in tal modo la piena innocenza e la linearità dell’agire dei due appellanti presso l’Ufficio Centrale Circoscrizionale”.
La vicenda nacque perché nell’aprile del 2008, durante le elezioni per le regionali in Sicilia – secondo l’accusa – Palermo e Gambino avrebbero assunto il ruolo di rappresentanti di lista del partito nell’Ufficio elettorale circoscrizionale centrale, allestito nel Palazzo di giustizia di Agrigento, in base ad un atto di designazione risultato solo apparentemente firmato da Diego Cusumano e dal consigliere comunale Nicolò Hamel.
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