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La guerra alle porte di casa: Ribera e la Libia

Scritto da il 16 Ago 2011/ 14:50. Letto 1.283 volte. Registrato sotto Cronache, Esteri, In evidenza. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

Ribera è quasi in prima linea. Lo sappiamo tutti! Al di là del mare, dove in questa bella stagione facciamo il bagno quotidiano, oltre l’orizzonte, è in corso la guerra in Libia. Siamo quasi sulla linea del fuoco. Se stiamo tutti zitti, forse riusciamo anche a sentire lo scoppio delle bombe; se il cielo è particolarmente terso, forse scorgiamo i bagliori delle bombe. Naturalmente, stiamo esagerando nel dire ciò, ma è chiaro che questa è la guerra più vicina a noi che mai potessimo immaginare.
Analizziamola insieme.
È una guerra umanitaria o fatta per puri interessi economici? Ovviamente, le due cose sono inscindibili, camminano insieme. Per quanto se ne sappia, la Francia, pochi mesi fa, trascinando così dietro di sé la Nato, fece decollare i suoi jets per bombardare le postazioni di Gheddafi perché quest’ultimo aveva espressamente dichiarato che le sue erano sul punto di entrare nella ribelle Bengasi e avrebbero massacrato la popolazione. Sotto questo aspetto, dunque, è una guerra umanitaria; e certo tutti, e in primo luogo i libici, devono gratitudine alla Francia, che si è senza dubbio dimostrata all’altezza della sua tradizione di liberté, fraternité, egalité.
Allo stesso tempo, molti hanno detto che la Francia, in fin dei conti, ha solo approfittato della situazione per preparare il terreno all’estensione dei suoi interessi economici in Libia, soffiando così all’Italia lo scettro di prima potenza interessata all’economia libica, in particolare alle sue risorse naturali. Di fronte a ciò, la riflessione più naturale potrebbe però essere: e ci mancherebbe altro! Se la Francia si è spesa per difendere la popolazione libica, inerme ed esposta alle vendette del suo dittatore, è giusto che, nel caso questo dittatore venga spodestato, sia essa a trarne poi i maggiori benefici.
Detto ciò, sorge allora un altro pensiero: non sarebbe dovuta essere l’Italia a fare quanto ha fatto la Francia, precedendo tutti? Per ragioni geografiche, storiche, economiche, ecc., ecc., non doveva essere l’Italia a rispondere per prima al grido di aiuto che veniva dalla terra al di là del nostro mare? Ne avrebbe raccolto gratitudine, si sarebbe issata a paladina dell’umanità oltraggiata in Libia, e avrebbe ottenuto gratitudine e sperabili, grandi tornaconti economici. Ma ognuno, qui, ha ovviamente le sue rispettabili idee. E i riberesi, quasi in prima linea, cosa ne pensano?

GianPaolo Ferrraioli

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1 Commento per “La guerra alle porte di casa: Ribera e la Libia”

  1. Esterrefatto

    Pensavo che lo sapessero tutti che la società ad avere maggiore interesse al mondo alla guerra in Libia fosse una società francese.
    Per vostra info:
    http://www.9online.it/blog_emergenzarifiuti/2011/08/23/libia-i-ribelli-a-tripoli-petrolio-ora-comincia-la-guerra-degli-interessi/

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