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Lettera al Presidente Monti

Scritto da il 21 Nov 2011/ 17:29. Letto 964 volte. Registrato sotto Economia, In evidenza, Italia, Lettere. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

Caro Mario Monti,

mi rivolgo a te più come ad un padre (avendolo perso presto, tempo fa), piuttosto che come una lontana figura istituzionale.

La situazione è grave, lo sappiamo, e siamo consapevoli che c’è tanto da fare. Non abbiamo bisogno del “super-eroe”, figura cara alla tradizione americana, ma del “buon padre di famiglia”, figura ricorrente ed amata dal Legislatore italiano e presente nel nostro sistema di diritto.

Come famiglia, sappiamo che quando ci son dei sacrifici da fare, ognuno contribuisce come può. Chi ha di più, da di più. Non facciamo pregiudiziali, discorsi di principio o di eticità, ma siamo concreti e pragmatici.

Il sentire comune, del Cittadino, dell’uomo della strada è semplice, e nel contempo rivoluzionario. Egli crede che il sistema politico sia diventato una macchina mostruosa, accostando gli “stipendi da favola” alle mille euro di un padre di famiglia. Facciamoli i sacrifici, ma facciamoli tutti.

Iniziamo coi politici, i quali non debbono diminuire il numero dei rappresentanti, sarebbe come tagliare la democrazia, ma ricondurre emolumenti, onorari e quanto altro a cifre ragionevoli. Tremila euro mensili, sarebbero più che sufficienti, specie se ricordiamo che nell’antichità i rappresentanti pagavano per avere l’onore di rappresentare il Popolo.

Dopo la classe politica, vi è il sistema dei manager pubblici (ed anche quelli privati). Cifre irrispettose della dignità dei lavoratori. Basta porre un limite, quale ad esempio cinque volte lo stipendio più basso dell’ente d’appartenenza. E non solo. Togliere il potere decisionale politico, che serve solo ad autoalimentare clientela e servilismo, e creare un sistema di nomine basato sul merito, con criterio regionale.

Abbiamo assistito, e siamo ancora nel vivo, alle problematiche relative allo sforamento del patto di stabilità degli enti locali. Ma dimmi, o padre, come può un revisore contestare chi lo nomina, chi gli offre da vivere. E poi, i troppi incarichi, non consentono un lavoro meticoloso. Il debito si accumula nel tempo, e viene sistematicamente coperto, proprio in ragione del rapporto che si crea tra nominato e designatore. La soluzione è alquanto semplice. Sorteggio dei componenti l’organo di revisione da una lista regionale, senza influenza politica. Lo stesso vale per i consulenti esterni dei diversi assessorati. Solo in tal modo il revisore può espletare il proprio incarico, senza vincolo di mandato, ma solo ottemperando alla propria etica professionale.

Proprio perché siamo una grande famiglia, chi ha di più, deve contribuire di più. Un prelievo extra, straordinario, basato sul proprio patrimonio. Chi ha duecentomila euro di titoli di stato, non è un poveraccio; né, tantomeno, chi ha una prima casa da cinquecentomila euro. L’ICI è un’imposta giusta, basta saperla graduare. La detrazione è un ottimo sistema. Il popolo italiano a stento arriva alla fine del mese, non ha tanti soldi in banca. Pochi fanno eccezione, ed è giusto che essi contribuiscano di più.

Forse abbiamo perso il termometro della realtà, forse perché chi governa non capisce chi sta male, non sa cosa significhi non avere soldi. Buon per loro: ma se governano in nome e per conto di questi poveracci, necessariamente debbono capirne i bisogni.

E si è convinti, che in automatico, sistemando le forti diseguaglianze interne, potremmo tranquillamente soddisfare le richieste che provengono dalla nostra Europa.

Un cordiale saluto ed un’espressione di stima, nella speranza che tanta aspettativa non venga delusa, in uno coi milioni di Cittadini Italiani che si aspettano una ventata di giustizia ed equità. Buon lavoro.

Giovanni Cutino

 

Lettera spedita al Presidente Monti ed al Presidente della Repubblica Napolitano

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