Caro direttore,
Adam Smith, economista scozzese, padre della filosofia morale e dell’economia politica, nei suoi libri sosteneva: “Nella corsa alla ricchezza, agli onori e all’ascesa sociale, ognuno può correre con tutte le proprie forze, per superare tutti gli altri concorrenti; se si facesse strada a gomitate o spingesse per terra uno dei suoi avversari, l’indulgenza degli spettatori avrebbe termine del tutto. Dai tempi di Smith ad oggi nulla è cambiato. Di fronte a noi, a difendere posizioni che nulla hanno a che vedere con i diritti dei cittadini, ma solo con la difesa di privilegi consolidati, ci sono sempre le stesse persone: troviamo responsabili delle politiche nazionali che condividono con i padroni dell’economia interessi materiali, dettando decisioni agli amministratori territoriali. La politica sembra aver rinunciato al suo ruolo storico, quello della soluzione dei problemi sociali nell’interesse collettivo.
A questo proposito, Enrico Berlinguer, in una intervista a Repubblica nel Luglio del 1981, dichiarava: “La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico”. A distanza di 30 anni, oggi fa più paura la “devastazione morale” di quella economica che affligge il nostro Paese. La nostra democrazia è ornata di un ingente quantitativo di scandali di corruzione e malversazione, molti dei quali degni di attenzione giudiziaria. (Giudice di Reggio Calabria arrestato per favoreggiamento ai clan – Corruzione e traffico di rifiuti: In cella vice-presidente Lombardia – corruzione e malaffare dentro la pubblica amministrazione). Urge rifare un percorso umano, politico ed intellettuale; una rivoluzione dolce e senza morti, una rivoluzione culturale.
Aldo Mucci
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