(dal nostro corrispondente Mihaela Roznovat)
È prevista per il 15 ottobre prossimo la mobilizzazione generale dei precari italiani su esempio degli “Indignados “spagnoli. I giovani si sono dati appuntamento a Roma e Bologna. A Bologna, come si ricorda, il 25 settembre scorso si è svolta la Costituente dello Sciopero Precario, assemblea aperta a tutti i precari, in vista della partecipazione alla “giornata di mobilitazione globale”. Questa, in sintesi, la piattaforma delle rivendicazioni: diritto al reddito, nuovo welfare, riappropriazione dei beni comuni e dei saperi, diritto all’insolvenza , sottolineandone la dimensione transnazionale (non solo per lo scenario europeo e mediterraneo che abbiamo di fronte) ma guardando anche alla lotta dei migranti.
A Roma il corteo partirà alle ore 14.00 da Piazza Esedra e arriverà a Piazza San Giovanni. La manifestazione, che si preannuncia pacifica, plurale e di massa, avrà come obiettivo quello di “ favorire la massima inclusione, convergenza, convivenza e cooperazione delle molteplici e plurali forze sociali, reti, energie individuali e collettive che stanno preparando e prepareranno la mobilitazione con i propri appelli, con le alleanze e con i propri contenuti’’.
Il movimento degli “indignados’’ è nato a Madrid nel mese di maggio di quest’anno ed ha come prerogative la denuncia delle collusioni tra politici e banchieri, la corruzione e soprattutto la richiesta di maggiori diritti per una società migliore.
Conosciuto anche come il “Movimento 15-M’ ‘’, secondo un’indagine dalla piattaforma ‘’I Sonar’’, gli indignados contano solo su Facebook più di 200 mila sostenitori e più di 30 mila su Twitter. Subito dopo i movimenti nelle piazze spagnole, essi sono stati presenti in varie città italiane come Roma, Padova, Torino, Bologna, Milano, Firenze, Palermo, Napoli e Trieste.
In vista dello sciopero di Bologna, i precari saranno decisamente i protagonisti assoluti chiedendo, anche qui, in maniera pacifica “il diritto di insolvenza per chi non può essere in grado di pagare la crisi, la rottura del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, che sulla pelle dei migranti fa vedere la faccia transnazionale della precarietà’’ e rivendicando, infine, “la costruzione di legami tra uomini e donne che sono allo stesso tempo uniti dalla comune condizione di precarietà e separati dalla divisione che fanno la forza delle imprese”.
Uno sciopero come metafora di solidarietà davanti alle vicissitudini, un’organizzazione a rete della società dei giovani con la speranza del cambiamento.
Mihaela Roznovat
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