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Ribera Città Slow o paese Fast? “C’è modo e modo di fare le fiere…”

Scritto da il 25 Ago 2011/ 16:17. Letto 1.756 volte. Registrato sotto Cronache, Eventi, Galleria Foto, In evidenza, Ribera. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

“Cosa significa essere città slow”? Sul significato del recente riconoscimento di città slow per Ribera hanno dissertato a turno, nella serata di lunedì 22 agosto presso l’area palco del lungomare Gagarin, il Direttore Generale dell’Associazione Città Slow International Piergiorgio Oliveti, il presidente Regionale di Slow Food Sicilia Giuseppe Privitera, il Sindaco di Ribera Carmelo Pace in compagnia dell’Assessore alle Politiche Sociali Antonio Sgró. Ad organizzare il convegno sono stati i due referenti tecnici dell’Associazione Città Slow, Angela e Sergio Matina.
Ribera è la prima città della nostra Regione ad entrare nel circuito delle Città Slow. «Per Ribera – ha detto l’avv. Angela Matina – si tratta di un punto di partenza e non di arrivo, che richiede un impegno soprattutto da parte dei cittadini, con piccoli e semplici gesti quotidiani. Il fulcro della filosofia slow sta nello sviluppare un comune senso di appartenenza necessario per realizzare i progetti».
«Ribera è una delle 150 città nel mondo a scegliere di “rallentare” i ritmi della vita, che non significa però essere in ritardo, – ha spiegato Piergiorgio Oliveti – perché si punta a valorizzare le tradizioni delle città per dare più valore ai nostri beni che vanno preservati a vantaggio delle future generazioni. Essere città Slow è un investimento per il futuro: rallentiamo per preservare l’identità, l’ambiente, le tradizioni, le risorse, la sostenibilità ambientale. Ciò implica un’assunzione di responsabilità da parte di tutti. Noi condividiamo un’idea di turismo più a misura d’uomo, dove il turista viene inteso come un viaggiatore». In base ad un rapporto del CENSIS, nelle città slow il paesaggio è più tutelato: aria, acqua e suolo sono migliori – ha concluso Oliveti.
Giuseppe Privitera, presidente Regionale di Slow Food, ha detto: «Le regole devono essere condivise dal basso, cioè dai cittadini in primo luogo, perché nessun amministratore potrebbe portare avanti il progetto di città slow, se non cambia anche la cultura dei cittadini. Bisogna riuscire ad avere una città più consapevole delle proprie potenzialità. Noi proponiamo varie iniziative per i bambini, come la cura dell’orto, perché sono proprio loro che dovranno vigilare sull’operato degli adulti.»
«Il cittadino – ha proseguito Privitera – deve abbandonare il ruolo di consumatore per assumere quello di “coproduttore”, in modo da incentivare il contadino a produrre meglio. E può farlo ogni giorno con le sue scelte, ad esempio quando compra un prodotto biologico».
Poi un frase detta da Privitera suona come un monito: “C’è modo e modo di fare le fiere”. Questa affermazione, detta il giorno dopo la conclusione del Fish&Fruit seccagrandese, non può che essere letta come un invito rivolto all’amministrazione Pace ad organizzare eventi più in sintonia con la filosofia di Città Slow, dal momento che cibi grassi o le patatine e panelle fritte sul lungomare con olio di palma, pur con tutto il rispetto per chi lavora, non sembrano proprio il massimo.
«Bisogna darsi delle regole di sostenibilità; noi dobbiamo produrre prodotti d’eccellenza ma è vero che il cibo di qualità costa, e noi dobbiamo pagarlo al contadino senza portarlo all’asta» – ha concluso Privitera.
L’Associazione Città Slow International farà da tramite con le altre città del circuito, mettendo in moto un sistema di scambio reciproco di esperienze virtuose. «Ad esempio – ha spiegato Oliveti – il comune di Bra (provincia di Cuneo) ha avviato un progetto di cucina comunale, che utilizza solo ed esclusivamente prodotti locali cucinati da gente del luogo e destinati a scuole, case per anziani ed altri centri sociali». In una cittadina vicina a Rotterdam, è stato ristrutturato un vecchio edificio per adibirlo a Municipio. Per la realizzazione del tetto di detto Municipio è stata utilizzata la paglia, perché è opportuno vivere e realizzare le opere con ciò che ogni luogo può offrire.
Quali progetti si potrebbero attuare a Ribera? «In questo paese, ad esempio, – ha detto Oliveti – si può incentivare la ricettività turistica, realizzando una rete di Bed and Breakfast. Oppure si può rilanciare la piccola pesca invogliando i ristoranti ad utilizzare i pesci che in genere i pescatori buttano in mare perché poco commerciabili». Il Sindaco Pace, da accorto comunicatore, ha rivolto un invito ai media locali affinché offrano il loro aiuto per sensibilizzare il cittadino a rispettare di più la nostra città, perché non può essere sempre colpa dell’amministrazione da lui guidata se, ad esempio, l’isola pedonale non funziona oppure i cittadini abbandonano i sacchetti dell’immondizia lungo le strade periferiche della città.
Il sindaco ha poi invitato i cittadini riberesi a rilanciare la coltivazione della fragoline di Ribera e a mettere a reddito le seconde case a Seccagrande, facendo nascere tanti B&B. Infine ha colto al balzo l’occasione per promuovere anche il 2° Pizza Fest, nel corso del quale saranno organizzati dei convegni a tema, sul turismo e la destagionalizzazione. Ma dubitiamo che tutti gli ingredienti utilizzati per preparare le pizze del 2° Pizza Fest saranno i prodotti tipici locali, come carciofini, mozzarelle, funghi, melanzane, gamberetti o prosciutto di Ribera. Consumo critico e valorizzazione delle produzioni tipiche, ma di che stiamo parlando? Noi crediamo nella realizzazione di eventi pacati e riflessivi in una vera Città Slow, al posto delle fiere strombazzate in un Paese Fast.


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